“Mi dispiace, ma non leggo gli esordienti.” Ouch!

Le copie de “Il vicino di casa” appena arrivate

Vorrei raccontarvi un episodio di qualche mese fa, accaduto durante il firmacopie del mio romanzo “Il vicino di casa” presso il Mondadori Store del Centro Commerciale I Gigli di Campi Bisenzio (Firenze), episodio che in qualche modo avevo rimosso. Perché rimosso? Presto detto.

Confrontarsi con i lettori è quasi sempre un piacere, ma come in tutte le cose ci sono le eccezioni. La mia aveva l’aspetto di un signore sui cinquant’anni che si muoveva nella libreria con grande confidenza, come un animale nel suo habitat naturale.

Dopo aver dato un’occhiata allo scaffale delle novità, si è avvicinato al tavolino dove ero seduto, ha preso una delle copie del mio romanzo e ha cominciato a sfogliarla. Senza sollevare lo sguardo, mi ha chiesto: “Lei è l’autore?”

Ho risposto di sì. Lo vedevo concentrato sul libro e ho aspettato prima di aggiungere qualche altra informazione.

“La copertina non mi dispiace” ha commentato. “Anche il titolo. Sì, forse un po’ convenzionale, ma meglio convenzionale che stravagante. Se ho capito bene, è un thriller psicologico…”

“Sì, ma non solo…”

Sono saltato in piedi e mi sono lanciato nella descrizione del mio romanzo. Di ciò che ho cercato di esprimere (“…è molto più facile individuare un colpevole che trovare un perché…”), dell’evoluzione del testo (“…inizialmente doveva essere un giallo incentrato sulle indagini dei poliziotti, poi uno dei personaggi è emerso sopra tutti gli altri e la storia è diventata la sua storia…”), della soddisfazione di aver vinto la menzione speciale della giuria al concorso Romanzi in cerca d’autore (“…un premio che non era previsto dal regolamento; la giuria, che non potrò mai ringraziare abbastanza, l’ha istituito appositamente per premiare la mia opera…”), e di tanto altro.

Lui mi ha ascoltato assorto e alla fine mi ha chiesto, a bruciapelo: “Ma quindi… lei è un esordiente?”

Colto alla sprovvista, ho ammesso che sì, ero un esordiente.

“Ah.” Il signore ha chiuso il libro, lo ha posato. “Mi dispiace, ma non leggo gli esordienti.”

E con questo se n’è andato. Mi sono seduto, ammutolito. Il suo pregiudizio mi aveva colpito più di quanto fossi disposto a riconoscere. Ero arrabbiato, amareggiato.

Avrei potuto dirgli che tutti gli scrittori, anche Stephen King, anche Dan Brown, all’inizio della carriera, sono stati degli esordienti… ogni viaggio comincia con il primo passo.

Avrei potuto dirgli che l’acquisto di anche una singola copia (non dieci, non cento, non mille – una) è un’iniezione incredibile di fiducia per un esordiente: si sentirà come i suddetti Stephen King o Dan Brown, che ne vendono a milioni.

Avrei potuto dirgli che anch’io sono diffidente nei confronti degli esordienti. Che, prima di essere uno scrittore, sono un lettore, e che leggere mi ha portato a pretendere sempre di più da parte degli autori, ma che non per questo ho smesso di leggere gli esordienti.

Avrei potuto dirgli che anzi non c’è niente di più bello che “scoprire” uno scrittore quando non è ancora conosciuto. È un’avventura, una scommessa, è un po’ come sbarcare su un’isola non segnata sulle mappe alla ricerca di un tesoro.

Avrei, avrei, avrei: come al solito gli argomenti mi sono venuti in mente in ritardo, a conversazione conclusa.

Mi sono guardato intorno: forse non era ancora andato via. L’ho avvistato nella sezione della saggistica. “Eccolo! Adesso vado da lui e gliene dico quattro…”

Ma poi ho pensato: “Il vicino di casa nasce dalla mia passione e dal mio impegno, non sarà un libro perfetto, come non sarò perfetto io come autore, ma finora ha ricevuto tantissimi riscontri positivi, a riprova che sì, anche gli esordienti possono scrivere bei romanzi…”