Qualcosa di nuovo

Quando mi chiedono se sto scrivendo qualcosa di nuovo, non so mai cosa rispondere.

Le mie storie nascono in mille modi diversi. Il più delle volte, sono un work in progress: mi viene in mente un’idea, me la appunto, la lascio lì, sul taccuino, o sulle note del cellulare o sull’ennesimo nuovo file di testo sul PC.

Passo ad altro. Magari quell’appunto me lo dimentico pure. Poi succede qualcosa che me lo fa tornare in mente. Cerco, spesso faticosamente perché sono disordinato, la pagina del taccuino, la nota sul cellulare, il file sul computer, e aggiungo una nuova idea. Un nuovo tassello, un nuovo anello di una catena che, se tutto andrà bene, diventerà un romanzo completo.

Parliamo di probabilità, non di certezze. Tutto dipende dalle esperienze e dalle emozioni che vivo, dalle parole che dico e che mi vengono dette, da ciò che mi accade vicino o che accade dall’altra parte del mondo e che, per una ragione qualsiasi, mi colpisce.

Il processo creativo – almeno il mio processo creativo, ciascuno ha il suo – è un processo caotico, frammentario, imprevedibile.

Una cosa che ho imparato con il tempo è stata prendermi cura di questo caos.

Non tentare di dargli un ordine, un senso.

Non indirizzarlo, non ostacolarlo.

Lasciarlo al contrario fondere come il cuore pulsante di una stella, lasciarlo rimescolare e ricombinare e infine fondere di nuovo, lasciarlo nel suo stato di “brodo primordiale”.

Perciò viva le regole perché le creazioni devono pur avere una forma, ma benvenute le violazioni che portano novità, originalità.

Tornando alla domanda iniziale, sì, sto scrivendo qualcosa di nuovo.

(Sono sempre impegnato a scrivere qualcosa di nuovo).

I personaggi hanno preso vita e hanno portato la storia dove volevano loro. Io, con umiltà e passione, li ho seguiti meglio che potevo.

Molti pezzi, dovrò riscriverli.

Un personaggio cambierà volto.

Un personaggio scomparirà.

Un personaggio che aveva un ruolo quasi invisibile è emerso dalle ombre e adesso si trova in piena luce.

(È emerso con le sue forze, io ho solo preso atto della situazione, giuro).

Ho già lavorato tanto, ma so che dovrò lavorare dieci volte di più. Non conosco la data in cui lo finirò, ma so che sarà finito quando non avrò più niente da dargli, quando la mia mente, il mio cuore e la mia arte saranno completamente svuotati e lui – forse dovrei dire lei – avrà avuto tutto da me.