Un bravo maestro
Nei giorni scorsi, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito trentatré onorificenze al Merito a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti significativi di impegno civile.
Tra loro c’è un maestro in pensione di 73 anni, Antonio La Cava. Da 18 anni, Antonio porta libri ai bambini delle scuole elementari più isolate della Basilicata.
Perché lo fa?
Perché, come lui stesso sottolinea, “nessuno nasce lettore”.
Per essere uno scrittore, e questo non sono io a dirlo, ma scrittori molto più illustri di me, bisogna essere innanzitutto un lettore. Se mi sono appassionato alla lettura, il merito è stato certamente dei miei genitori e dei miei insegnanti, ma un ruolo fondamentale l’ha giocato il fatto che abbia avuto la fortuna di vivere in una grande città come Roma, ricchissima di librerie, biblioteche, nonché di storia, arte, cultura: senza dubbio, una delle capitali più belle del mondo.
Ma non tutte le città sono come Roma. In Italia, moltissimi paesini si trovano in posizioni isolate, lontani dai grandi centri abitati e dalle possibilità che questi offrono: mi sono dunque chiesto, e se anch’io fossi nato tra i monti o in fondo a una vallata o in un luogo altrettanto sperduto? Avrei potuto ugualmente appassionarmi alla lettura e, di conseguenza, diventare uno scrittore?
Quello che so è che mi sarebbe piaciuto avere qualcuno come Antonio con il suo bibliomotocarro, qualcuno che, con tenacia e caparbietà, in modo del tutto spontaneo e disinteressato, offrisse a me e agli altri bambini l’accesso al tesoro più grande: l’istruzione. Sono sicuro che avrei aspettato il suo arrivo con impazienza, pronto a scegliere nuovi libri da leggere, nuove cose da imparare e nuove avventure da vivere con la fantasia. E intanto, per riempire l’attesa, per saziare la curiosità, sono altrettanto sicuro che avrei cominciato a immaginare storie mie, personaggi miei, libri miei…
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