La leggenda di Arne
La leggenda di Arne e il suo seguito, La voce della Regina – Parte Prima e Parte Seconda, narrano le avventure di Arne e dei suoi amici.
In una terra fantastica ai confini dello spazio e del tempo, va in scena l’eterno duello tra il bene e il male. Arne e i suoi compagni affronteranno battaglie, tradimenti, creature malvagie di incredibile potenza, sempre con il pericolo di soccombere.
Ma i giovani eroi sapranno affrontare ogni sfida, poiché dalla loro parte hanno la forza più grande di tutte: l’amore.
Si trovano qui narrate le gesta di Arne figlio di Armas, che da povero contadino è chiamato a guidare la lotta delle Terre Libere contro il male che minaccia di travolgere il regno, e dei suoi compagni, il coraggioso mago Ravi figlio di Ehren e la fanciulla elfica Helki figlia di Aislin. Portatori involontari di un eroico destino, i tre giovani affronteranno spaventose creature e oscure magie, con la consapevolezza che solo l’amore e l’amicizia possono sconfiggere i demoni che si nascondono, innanzitutto, nel cuore di ogni essere vivente.
Il testo è arricchito da 14 stampe originali dell’artista Mary Ellen Brown.
Libro Primo delle Avventure di Arne figlio di Armas.
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La trilogia di Arne
Sono affezionato a tutti i romanzi che ho scritto, ma a questo sono affezionato in modo particolare. Gli altri romanzi non me ne vogliano. Voglio bene anche a voi, davvero. Ma Arne… (Arne, così lo chiamo nella mia mente, nonostante sia una trilogia, o meglio, un romanzo che può essere letto a sé, La leggenda di Arne, e il seguito, La voce della Regina, che ho diviso in due parti per venire incontro al desiderio del lettore di non spezzarsi i polsi: La voce della Regina supera infatti le 800 pagine. La leggenda di Arne sfiora le 600. Ovviamente il problema non si pone se si utilizza un e-reader!).
Arne è speciale perché è il primo. Prima di Arne avevo scritto altre storie, molte senza una conclusione, molte con una conclusione ma, a mio avviso, troppo acerbe. Quando ho finito Arne, quando ho premuto il tasto per mettere l’ultimo punto, mi sono detto: questo sì. Per quanto sia acerbo egli stesso, mi sono detto, Arne può tranquillamente passare da Documento Word a pagina stampata. Anzi, se lo merita (specialmente dopo tutto quello che ha passato, e io con lui…) A parte gli scherzi, è stata la prima volta che ho sentito che un mio testo (con un inizio e una fine, con uno svolgimento sensato, una costruzione che regge) poteva affrontare il giudizio dei lettori che non fossero i parenti più stretti (e magnanimi) e gli amici più cari (magnanimi anche loro).
Dopo averlo sistemato per benino, l’ho portato a una agenzia letteraria, la Herzog. Chiarirono subito una cosa: prima di prenderlo in carico, diciamo così, l’avrebbero fatto valutare a un editor; mi dissero di non farmi illusioni: dei tantissimi testi che ricevevano, solo pochi superavano la prova. Non avendo nulla da perdere se non la fiducia in me stesso e nelle mie capacità come scrittore, accettai con molta disinvoltura e poi mi precipitai al pub più vicino. Da ubriaco sarebbe stato più facile sopportare il rifiuto…
Un po’ di tempo dopo, ricevetti una telefonata dalla Herzog. Risposi esitante. Senza preamboli, mi dissero che avevano bisogno di due fotocopie del testo. “Ah, ok”, dissi. Ero in una libreria (e dove, se no?), precisamente la Feltrinelli a via Emanuele Orlando. “Perché?”, domandai, dimostrando di non essere propriamente una volpe. “Come perché?” La signora mi spiegò che avevo superato la selezione e che avevano necessità di quelle copie per farne altre e distribuirle in giro presso gli editori…
Il primo test superato, e con il primo romanzo! Com’ero felice! Annunciai la buona novella a parenti e amici, e intanto la Herzog spediva le copie del manoscritto. Non ricordo se ci furono festeggiamenti particolari (conoscendomi, direi di no); ricordo che trascorsero un paio di mesi, mesi di trepidante attesa, e poi cominciarono ad arrivare le temutissime lettere di rifiuto. Una dopo l’altra, puntuali, a partire dal primo editore che aveva accettato di considerare il romanzo fino all’ultimo.
Nessuno di loro aveva visto in Arne quello che vi avevo visto io, ossia sufficiente bellezza e passione e mestiere per poter stare sullo scaffale delle librerie e guardare a testa alta gli altri romanzi.
E quindi? Fine? Fine delle speranze, della fiducia in me stesso e nelle mie capacità di scrittore?
Manco per niente! Si affacciava in quegli anni (era suppergiù il 2010) il fenomeno del self-publishing: decisi di dargliela io, ad Arne, la dignità che meritava. Mia madre realizzò una serie di stampe che inserii nei romanzi (nel frattempo era venuto alla luce anche il seguito, La voce della Regina) che poi stampai attraverso il sito ilmiolibro.it, dove tutt’ora si possono trovare in vendita.
Ho scritto Arne con grande gioia. Non pensavo a nulla se non a mettere su carta (prima su file!) il fiume di parole che mi sgorgava dentro. Non ho fatto alcun calcolo (pubblicare un esordiente con un romanzo di 600 pagine è un bel rischio!), non ho elaborato alcuna strategia. Ricordo che volevo scrivere una storia epica, ispirata a opere immortali come Il Signore degli Anelli, e invece ho scritto la storia di semplici ragazzi (Arne è figlio di un contadino, Ravi è figlio di un mercante, Helki è orfana), ragazzi pieni di sogni e speranze, ragazzi che si avventurano nel mondo armati solo della loro ingenuità e del loro desiderio di diventare grandi.
PS. Se dovessi indicare la fonte che più mi ha ispirato, indicherei senza dubbio la prima trilogia di Shannara (il “Ciclo di Shannara”, composto da “La spada di Shannara”, “Le pietre magiche di Shannara” e “La canzone di Shannara”) di Terry Brooks.
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