L’uomo che uccise Don Chisciotte

Nella storia del cinema, c’è una categoria di film molto particolare: i film mai realizzati.

Film per i quali sono state spese cifre enormi, affrontati anni e anni di preparativi, scritti e riscritti copioni. Film che autentici geni del cinema hanno ideato, immaginato, costruito, amato. Stanley Kubrick e il suo “Napoleon”, ad esempio. Oppure “Il viaggio di G. Mastorna” del nostro grande Federico Fellini.

Questa categoria è ammantata da un’aura mitica e leggendaria, ma anche, per forza di cose, amara. Capolavori che non vedremo mai.

Per fortuna c’è una pellicola che è riuscita a scampare a questo destino ed è diventata un vero film. È stata presentata all’ultimo Festival di Cannes e sta girando altri festival in giro per il mondo. Da noi dovrebbe uscire in autunno.

La trama? Un vecchio pazzo crede di essere Don Chisciotte e scambia un pubblicitario per Sancho Panza, il suo fedele scudiero.

Avete indovinato. È “L’uomo che uccise Don Chisciotte”, di Terry Gilliam. Questo film rischiava di essere la sua bestia nera – in effetti lo è stato per quasi trent’anni. A un certo punto, Gilliam ha dichiarato: “è come un tumore, lo voglio fuori dal mio corpo.” E in un’altra occasione, ha affermato: “Lo voglio fuori dalla mia esistenza, così potrò andare avanti con la mia vita.”

Parole forti. Ma il documentario girato da lui stesso (“Lost in La Mancha”) e l’esaustivo articolo di Rolling Stone che trovate qui spiegano bene cosa ha dovuto passare Gilliam. Forse l’errore l’ha fatto all’inizio,volendo fare un film su Don Chisciotte, che praticamente è il re delle cause perse. E pensare che, per sua stessa ammissione, Gilliam non lo aveva neanche letto, il capolavoro di Cervantes.

Ma ce l’ha fatta, il testardo e visionario regista, sfidando tempeste violentissime e altri “atti di Dio” che distrussero il set originale (siamo nel 2000), rinunciando per motivi di salute al protagonista Jean Rochefort (superbo attore francese che fu costretto a mollare per una doppia ernia del disco e una prostatite… e pensare che aveva passato sette mesi a imparare l’inglese…), vedendosi tolti i diritti (poi riconquistati a caro prezzo), trovando innumerevoli volte finanziamenti che poi puntualmente sfumavano… superando, insomma, tutti gli ostacoli possibili e immaginabili.

(Tra il 1989, quando ha cominciato a pensare al film, e il 2017,quando l’ha effettivamente girato, Gilliam ha realizzato altri 7 film, tra i quali “La leggenda del re pescatore” e “L’esercito delle dodici scimmie”, bellissimi, evocativi, folli).

In conclusione, la morale è: la tigna vince.

Anche contro i mulini a vento.